La prostata è una ghiandola, presente solo negli uomini, dalle dimensioni di una piccola castagna che avvolge l’uretra e che riveste una notevole importanza nel contribuire alla corretta composizione del liquido seminale, attraverso le sostanze secrete dalla sua componente ghiandolare. Queste sostanze, che insieme ad altre costituiscono lo sperma, vengono all’occorrenza riversate direttamente nell’uretra, canale urinario che attraversa la sezione centrale della prostata. Questo organo ghiandolare è composto da due zone, una più interna ed una esterna che lo avvolgono. Queste sono costituite da cellule con caratteristiche diverse; in particolare, la regione più interna è costituita da cellule ghiandolari, mentre la parte esterna è di tipo fibro-muscolare. Le cellule ghiandolari sono deputate, come già accennato, alla produzione di molte sostanze importanti per il liquido seminale, volte alla preservazione di qualità e quantità degli spermatozoi. È appunto la parte centrale della prostata ad andare incontro ad iperplasia (aumento del numero “giusto” di cellule, con conseguente crescita del volume dell’organo), quando si parla di “ipertrofia prostatica”. Si tratta di un adenoma, ovvero di una crescita benigna del tessuto, senza risvolti di tipo tumorale. È, a dirla tutta, anche un disturbo piuttosto comune: le statistiche ci indicano che soffre di ipertrofia prostatica ben il 40% degli individui di sesso maschile tra i 50 e i 60 anni; percentuale che si innalza al 70% dopo i 60 anni. Come mai? Le cause dell’ipertrofia prostatica non sono ancora completamente chiare; molto probabilmente, comunque, un ruolo di primo piano è giocato dalle fluttuazioni ormonali cui si va incontro soprattutto dopo il compimento del 50° anno di età. Con l’avanzare dell’età, infatti, il rapporto di ormoni androgeni ed estrogeni in uomini e donne tende a bilanciarsi; così, nell’uomo si innalza la quantità relativa di ormoni “femminili”. Essendo la prostata molto sensibile a questi, essa viene maggiormente sollecitata, ponendo sotto stress le sue cellule. Un’altra possibile causa è data dall’abbondante presenza nella prostata dell’enzima 5-a-riduttasi (enzima presente in limitati distretti corporei, come, oltre alla prostata, la cute, il fegato, ed il sistema nervoso centrale). L’enzima trasforma il testosterone in DHT (diidrotestosterone), un ormone con gli stessi suoi effetti ma fino a 3 volte più potente. È quindi molto probabile che il DHT stimoli notevolmente le cellule della prostata e quindi possa portare, col tempo, ad una eccessiva crescita dell’organo. A riprova di ciò si è notato che uomini in cui è inibita l’attività della 5-a-riduttasi non sviluppano ipertrofia prostatica. Numerosi sintomi I disturbi che l’ipertrofia prostatica porta con sé non sono affatto trascurabili; questi sono dovuti al fatto che la parte centrale dell’organo, aumentando di volume, comprime il canale dell’uretra, portando quindi a:

  • ritardo o difficoltà ad iniziare ad urinare;
  • riduzione del calibro e della forza del getto d’urina;
  • gocciolamento al termine della minzione;
  • aumento della frequenza della minzione, e frequenti minzioni notturne;
  • continua necessità di urinare e conseguente perdita di urina;
  • sensazione di incompleto svuotamento della vescica al termine della minzione;
  • perdita di sangue con le urine;
  • impossibilità di urinare o impossibilità di svuotare completamente la vescica;
  • insufficienza renale cronica.

Inoltre, a causa dell’incompleto svuotamento della vescica, si creano ristagni di urina ed è più facile che si sviluppino infezioni urinarie che possono portare a bruciori durante la minzione. Prendiamoci cura della prostata Per contrastare l’ipertrofia della prostata esistono vari farmaci, che mirano ad inibire l’attività della 5-a-riduttasi o a rilassare le componenti muscolari dell’uretra e della prostata stessa, in modo da diminuire la pressione attorno al canale urinario. Pur centrando il proprio scopo, i farmaci di sintesi sono spesso accompagnati da effetti collaterali (comunque, solo temporanei), come riduzione della pressione arteriosa, eiaculazione retrograda, o diminuzione della capacità erettile del pene. Esistono anche sostanze naturali che possono fornire un notevole aiuto. Ad esempio, una di queste è lo Zinco: è documentato come questo elemento comporti numerosi benefici contro l’ipertrofia prostatica: pare infatti che inibisca la 5-a-riduttasi, oltre a contrastare il legame del DHT ai recettori androgeni. Inoltre, lo Zinco riduce la sintesi dell’ormone prolattina; ciò aiuta la prostata in quanto la prolattina causerebbe il richiamo di testosterone dal sangue all’organo, e ciò si ricondurrebbe di nuovo ad alti livelli di DHT. Purtroppo, i relativamente alti livelli di estrogeni che caratterizzano gli uomini soggetti ad ipertrofia prostatica creano difficoltà all’assorbimento intestinale di Zinco. Pertanto, è utile cercare di assumerne il più possibile e, se necessario, di integrarlo. Altri elementi possono essere molto benefici, come l’olio di semi di Zucca. Si è studiato infatti come la sua assunzione possa ridurre il volume della prostata nei ratti; non si sa ancora se lo stesso effetto potrà essere raggiunto sugli esseri umani ma, in ogni caso, per adesso funge sicuramente come ottimo sintomatico. Regina contro l’ipetrofia prostatica è, infine, la Serenoa Repens: una piccola palma conosciuta già dai nativi americani per le sue proprietà benefiche contro alcuni disturbi del tratto uro-genitale. Oggigiorno la sua effettiva efficacia nella battaglia contro l’ipetrofia prostatica è avvalorata da studi apparsi sul Journal of the American Medical Association. Anche la Serenoa Repens agisce inibendo l’azione dell’enzima 5-a-riduttasi. Per concludere, è bene ricordarsi che è sempre buona abitudine, dai 50 anni in poi, sottoporsi annualmente a controlli sulla salute della prostata; inoltre è sempre possibile cercare, con la dieta, di giovare all’importante organo. Alcuni cibi sono stati inseriti, all’interno di un decalogo dal SIU (Società Italiana di Urologia) tra quelli di cui non abusare. Vi figurano peperoncino, birra, crostacei, spezie, insaccati, pepe, superalcolici e caffè. Il peperoncino non va consumato più di due volte a settimana. Il decalogo raccomanda di consumare più cibi contenenti sostanze antiossidanti, ricchi di vitamine A, C, D, E, Selenio, Zinco e Manganese: Carote, Broccoli, Cavolfiori, Peperoni, Soia, Noci, Cereali integrali. Bere almeno due litri di acqua al giorno per ridurre il peso specifico delle urine ed evitare infezioni. Un integratore alimentare come valido aiuto BENAPROST é un prodotto con Zinco, estratto di Serenoa Repens e olio di semi di Zucca, che grazie alla sua combinata azione, è utile per favorire il benessere dell’apparato urogenitale maschile.

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