
Negli ultimi anni e con sempre maggiore frequenza, abbiamo assistito a cambiamenti, anche repentini, nella legislazione del settore nutraceutico. Questo ha portato, in alcuni casi, a ritiri di prodotti dal mercato, accompagnati talvolta da allarmismo tra i consumatori.
Cosa sta succedendo nel “dietro le quinte” legislativo degli integratori alimentari?
Un mercato in espansione
Il mercato degli integratori alimentari è in continua crescita: sempre più persone cercano “qualcosa di naturale” come soluzione alla problematica che presentano. L’attenzione alla salute e al benessere è sempre più presente nella quotidianità, così come è aumentata la consapevolezza della prevenzione.
Come è normale che succeda, quando un settore è in forte espansione cattura l’attenzione delle autorità, delle grandi aziende e viene messo “sotto la lente d’ ingrandimento”.
Un approccio ancora non uniformato
L’Italia è da sempre tra i mercati principali per il mondo nutraceutico ed è sempre stata un passo avanti anche nell’utilizzo dei botanicals negli integratori alimentari.
Per renderci conto di questo, basta citare gli “health claims”, ovvero le azioni attribuibili ad ogni sostanza: l’Europa non ha ancora approvato queste azioni (si trovano in uno stato “pending”), mentre l’Italia già da tempo riconosce una serie di funzioni agli estratti vegetali.
Inoltre molti Stati, soprattutto del Nord Europa, hanno una visione più restrittiva sull’utilizzo delle piante negli integratori e vorrebbero una classificazione di questi prodotti come farmaci vegetali.
Perché alcune sostanze finiscono “sotto esame”?
Gli aspetti visti fino a qui, hanno portato a un ricorso sempre maggiore all’articolo 8 del regolamento 1925/2006.
Questo articolo prevede che la Commissione Europea, di propria iniziativa o su segnalazione di Stati Membri, possa porre sotto esame sostanze aggiunte agli alimenti (categoria di cui fanno parte gli integratori alimentari) di cui si possa presumere un effetto nocivo sulla salute.
Una volta attivata la procedura dell’articolo 8, normalmente viene chiesto all’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) di esprimere un parere sulla sicurezza della sostanza, da cui poi deriverà la decisione della Commissione Europea.
L’articolo 8 è una tutela?
Assolutamente sì, l’articolo 8 è di fondamentale importanza per la tutela della salute del consumatore. Quello che sta succedendo è che l’EFSA si trova davanti a un mondo (quello dei botanicals) dove i meccanismi, le strutture e i dati a disposizione possono non essere così completi come quelli per altre sostanze.
Questa carenza di dati porta l’EFSA a non essere in grado di stabilire un limite massimo ritenuto sicuro per l’assunzione. Sulla base di un parere così riportato, la Commissione Europea può optare per imporre il divieto di utilizzo di talune sostanze negli integratori.
Quello di cui solitamente questi dati non tengono conto sono la storia di consumo della pianta e i benefici apportati. Inoltre spesso gli studi si basano su le singole sostanze, somministrate tali e quali, e per lo più in vitro; mentre non vengono valutate la loro azione nell’ambito del fitocomplesso e soprattutto la loro effettiva biodisponibilità e azione nell’organismo.
Cosa possiamo fare?
Le associazioni di categoria si stanno muovendo per dimostrare la sicurezza delle sostanze sotto esame attraverso la raccolta di dati e degli studi ad hoc.
Muoversi in tal senso non ha solo l’obiettivo di cercare di riportare in commercio piante destinate a scomparire, ma vuole anche dare un forte segnale all’Europa: la storia e la tradizione d’uso dei botanicals, sono ormai supportate anche da strutture in grado di fornire dati sul loro utilizzo e sui loro meccanismi nell’organismo.
Dimostrare la sicurezza e i benefici di queste sostanze consentirà di continuare a supportare il benessere dei nostri consumatori, rispettando anche il loro desiderio di alternative naturali.
Tenerci aggiornati per fornirvi tutte le informazioni necessarie sarà sicuramente un nostro importante compito, anche al fine di tutelare e informare correttamente i consumatori.
A cura della Dr.ssa Silvia Oberti