Io e mia moglie Annì, nonostante una certa età, continuiamo ad amare la montagna. Le alte cime hanno il pregio di rigenerarci in profondità facendoci sentire più giovani. Partire e affrontare un itinerario poco conosciuto, una ferrata di media difficoltà, o fare trekking raggiungendo una nuova vetta, sono le sfide che fanno riaffiorare l’energia giovane che è dentro di noi.

Combattere l’abitudine, la comodità, quel senso di inerzia che ci farebbe dire di no alle nuove proposte, è in realtà uno degli antidoti più efficaci all’invecchiamento.

Con Annì siamo sposati da 35 anni, i figli sono grandi e fare cose nuove, lanciarci in imprese che hanno in sé un picco di adrenalina, è qualcosa che ci fa stare meglio insieme.
Anche se invecchiamo, ci sono interi circuiti cerebrali dedicati alla giovinezza, basta riattivarli.

Durante un’ascensione di 2 o 3 ore si possono sperimentare sensazioni che in altre condizioni, magari per giorni e giorni, non riusciremmo a provare. Passo dopo passo entriamo quasi in simbiosi con l’ambiente. I sensi sono totalmente all’erta, si sente, si odora, si respira ogni cosa e ci si sente vivi come non mai.

Alla fine di ogni escursione resta un’impronta nella nostra anima che ci mette in comunicazione con il nostro io più profondo, quello che caratterizza la nostra essenza più vera e pura.
Riusciamo a vivere una dimensione in cui la montagna diventa la nostra maestra di vita. Ci insegna ad affrontare i problemi di ogni giorno utilizzando le stesse attitudini: sacrificio, costanza, solidarietà.

ENERGIA: dove prendiamo la carica?

La montagna ci trasmette energia motivazionale, ma affrontando dislivelli importanti, capita anche di dover far fronte a un altro tipo di crisi energetica.
Dalla nostra esperienza abbiamo constatato che quando l’organismo ci chiede liquidi o carburante, vuol dire che siamo già in riserva e non conviene arrivare a questo punto.
Se la temperatura esterna è elevata conviene bere costantemente piccoli sorsi d’acqua, anche diluita con Sali minerali e mangiare a piccole dosi cibi facilmente digeribili.

Durante una fase importante e decisiva della giornata, in cui dobbiamo ricorrere a nuove energie, utilizziamo il principio di non gravare sull’apparato digerente, che deve fare il suo lavoro senza sottrarre troppo sangue ai nostri muscoli.

Per situazioni come questa, utilizziamo l’integratore in bustine Mopak bevibili pronte all’uso Energia Ready to Go di Naturando, una fonte energetica per eccellenza. È un integratore a base di Cola, Guaranà, Amminoacidi, Magnesio, Potassio, Fruttosio, Miele con Vitamine B1 e B2.

Svolge un’azione completa per l’attività sportiva, prima e durante. Ed è buonissimo, al gusto tropical. Da provare per la sua capacità di fornire energia sana e duratura.

ENERGIA: quanto si “consuma” facendo trekking in montagna?

Per quanto riguarda l’inevitabile senso di fame che sopraggiunge verso l’ora di pranzo, ci portiamo un piccolo panino con formaggio o prosciutto cotto, per noi più che sufficiente. Nello zaino è presente anche qualche frutto. In base alla stagione portiamo mele, arance o mandarini. Spesso scegliamo le banane ricche di potassio, che supportano la funzione muscolare. Utile anche il consumo di snack proteici ad intervalli regolari.

Camminare in salita impegna a fondo l’apparato cardiovascolare, ne consegue un dispendio calorico molto superiore a quello che otterremmo facendo la stessa attività in pianura.
Camminando costantemente in salita si bruciano 350-500 Kcal all’ora. In pratica in 10 giorni si può arrivare a perdere un chilo di puro grasso, senza bisogno di stare a dieta.

D’estate la camminata in salita ci porta a perdere importanti quantità di preziosi minerali e averne a disposizione durante il trekking vuol dire fare un carico di energia e di lucidità mentale.
Ecco che, a seconda delle situazioni, il consiglio è di non aspettare di sentire la mancanza di energie e di assumere un integratore magari all’inizio del trekking e poi, all’occorrenza, in base alla lunghezza dell’itinerario.

Cosa rimane dopo una giornata come quella sul Monte Paterno, davanti alle Tre Cime?

Ci sono dei percorsi di montagna che per un motivo o per l’altro restano nel cuore. Una delle più belle escursioni dello scorso anno è stata quella che, percorrendo il sentiero attrezzato Innerkofler, ci ha portato sulla vetta del Monte Paterno, un fantastico belvedere sulle impressionanti pareti Nord delle Tre Cime di Lavaredo. Uno dei posti più belli, amati e fotografati del mondo.
Il pregio di queste montagne, dove il tempo si ferma, è quello di lasciarsi accarezzare dal nostro sguardo innescando profonde emozioni. Nel cuore di quelle rocce, che fendono il cielo, sono nascoste emozioni che alcuni riescono a percepire.

E certe sensazioni rimangono nel tempo. Come quella di essere entrati un po’ in intimità con le pieghe di queste austere montagne aggrappandoci alle loro solide rocce. Oppure i saluti e i sorrisi di alcuni sconosciuti che abbiamo incontrato sul sentiero, capaci di rincuorarci e darci energia. Ma anche la consapevolezza che questi scenari non resteranno più un semplice bellissimo sfondo… Saranno molto di più.

Resta poi la percezione più marcata della nostra piccolezza e brevità esistenziale, il pensiero che quando non ci saremo più, tutto questo continuerà ad esistere, senza essere scalfito dalla nostra assenza.
Seguendo le parole di Nicolas Helmbacher: “La montagna ci offre la cornice… tocca a noi inventare la storia che va con essa”, auguro a tutti gli amanti delle escursioni in montagna meravigliose emozioni con cui riempire quella cornice.

 

Luciano Sampieri