L’ansia è un insieme di reazioni fisiologiche, emotive, cognitive e comportamentali che sopraggiungono in relazione ad una situazione che turba l’omeostasi dell’organismo o lo mette in pericolo. È un sistema funzionale che a livello evolutivo porta con sé dei vantaggi, in quanto allerta l’individuo e lo stimola a prepararsi per fronteggiare le situazioni.

Questo meccanismo è però un’arma a doppio taglio in quanto spesso succede che il sistema si attivi in modo sproporzionato, risultando così controproducente.

L’ansia eccessiva: le conseguenze fisiche e psicologiche

Ci sono persone che percepiscono questa condizione di ansia in modo continuativo. Succede inoltre che la preoccupazione aumenti a tal punto da sfociare in veri e propri picchi d’ansia. In quei momenti si percepisce un’intensa paura improvvisa che nel giro di 10-15 minuti tende a decrescere in modo spontaneo. Viene raccontata come un’esperienza terribile e inaspettata, che non è riconducibile ad una chiara relazione causa – effetto.

Tutto questo è frutto di un’eccessiva stimolazione dei meccanismi dell’ansia, proprio coloro che dovrebbero aiutarci a fronteggiare al meglio le situazioni.

Fisici:

  • Sensazione di soffocamento, fiato corto o dispnea
  • Tremori e formicolii agli arti
  • Dolore al petto
  • Aumento della sudorazione
  • Dolore addominale e/o nausea
  • Aumento della frequenza cardiaca e palpitazioni
  • Vertigini, senso di svenimento.

Psicologici:

  • Paura di perdere il controllo
  • Depersonalizzazione (essere distaccato da sé stessi)
  • Derealizzazione (sensazione di irrealtà)
  • Paura di morire

La frequenza e l’intensità dei disturbi è varia e fortemente soggettiva. Questo significa che ogni persona vive l’ansia “a modo suo”, rendendo quest’emozione molto personale. I picchi di forte ansia, che solitamente regrediscono nell’arco di 15 minuti, spesso arrivano a “ciel sereno” possono essere così intensi da lasciare il soggetto in uno stato di profondo disorientamento e allarme.

Dopo il picco cosa succede?

Ciò che si sperimenta successivamente è l’apprensione che questo picco possa verificarsi nuovamente, vivendo in uno stato di costante paura. “Se il primo attacco si è presentato inaspettatamente, allora significa che può ripresentarsi ancora”.  La strategia preponderante diventa l’evitamento di tutte quelle situazioni potenzialmente ansiogene che potrebbero fare da trigger, cioè fattori scatenanti.

Si instaura così un circolo vizioso dove l’ansia anticipatoria, ossia la “paura della paura”, alimenta lo stato di apprensione generale che mina i livelli di sicurezza e predispone a futuri episodi.

Si incappa così in una sensazione di impotenza dettata dal fatto che ciò che primeggia e ci guida diventa la paura. È molto importante recuperare l’autonomia riuscendo a padroneggiare il fenomeno. Come fare?

Consigli pratici per gestire picchi di ansia elevata:

Vediamo qui di seguito qualche consiglio su come poter essere in grado di gestire questi picchi di ansia elevata:

  • Controlla la respirazione: fai dei lunghi respiri per ridurre l’attivazione del corpo. Questo ti permetterà di rallentare il battito e il respiro affannato così da riportare il corpo in omeostasi. In particolare, l’espirazione consente la stimolazione del sistema parasimpatico, la parte del sistema nervoso deputato al rilassamento.
  • Porta l’attenzione su altro: non focalizzarti solo sul tuo stato di forte ansia, ma quando ne percepisci l’aumentare, cerca di distrarti: chiama un amico, sistema la tua stanza, guarda il tuo episodio preferito, ascolta musica, esci a camminare.
  • Pratica un esercizio di rilassamento muscolare: siediti in un posto comodo e chiudi gli occhi, scegli una parte del corpo e pratica l’alternanza contrazione/rilassamento per diversi secondi finché non senti l’ansia ridursi.
  • Ricordati che poi finisce: monitora l’attivazione del tuo corpo, sai che il tuo corpo sta reagendo all’ansia, soffermati sulle sensazioni e lasciale fluire. Non cercare di controllarle e sopprimerle poiché potrebbero peggiorare. Sii consapevole che, come arrivano, vanno. Non sei in pericolo!

Evita di fumare e bere caffeina, infatti sono due sostanze che aumentano lo stato di agitazione, farne un uso moderato aiuta a prevenire questi episodi. Riconoscere i vari segnali di ciò che si sta sperimentando e dare un nome all’esperienza vissuta è il primo passo per poter affrontare tale problema. Oltre a mettere in atto delle semplici strategie per gestire quei momenti, puoi rivolgerti ad un professionista (medico, psicologo, psicoterapeuta), che può aiutarti a comprendere l’origine di tale difficoltà e ad affrontarla.

 

A cura della psicoterapeuta Dott.ssa Giulia Deretti